
08/05/2025
Non è Tutto Oro Quello che Luccica
Essere agente immobiliare, soprattutto in tempi difficili, è una sfida che mette alla prova motivazione e resilienza. Con il passare dei giorni, iniziavo a sentirlo sempre di più. Ogni mattina salire in auto per andare al lavoro diventava un peso, e la determinazione con cui avevo iniziato si affievoliva di fronte a risultati che tardavano ad arrivare.
Un Contesto Ostile
Il 2011 è stato uno degli anni peggiori per il mercato immobiliare. La recessione mordeva forte: i prezzi delle case faticavano ad adeguarsi al ribasso, mentre gli acquirenti, stretti dalla difficoltà di ottenere credito, pretendevano sconti enormi. Molte trattative si chiudevano con ribassi anche del 30%, mentre chi non accettava compromessi restava fermo, e noi agenti non guadagnavamo nulla.
Nel frattempo, anche gli incentivi iniziali dell’agenzia erano terminati: niente più rimborsi per benzina o auto, né stipendio fisso. Lavoravo dieci ore al giorno, consumavo risorse e affrontavo giornate stressanti, ma a malapena coprivo i costi.
Proposte d’acquisto si bloccavano per pochi euro di differenza, gli incarichi erano scarsi e gli immobili che riuscivo a portare erano difficili da vendere. La situazione era pesante, e iniziavo a chiedermi sempre più spesso: “Vale davvero la pena continuare così?”
Il Valore dei Rapporti Umani
Nonostante tutto, c’era un elemento che rendeva quelle giornate più sopportabili: i miei colleghi. Ero fortunato ad aver trovato un ambiente di lavoro dove il rapporto umano contava davvero. Eravamo un gruppo giovane, affiatato e solidale.
A differenza di molti altri uffici dove regnavano invidia e competizione, nel nostro c’era sostegno reciproco. Quando qualcuno chiudeva una trattativa, non c’era spazio per l’invidia, ma solo sincera ammirazione e voglia di imparare. Nei momenti difficili, bastava una battuta durante la pausa pranzo o un consiglio per ritrovare un po’ di motivazione.
Ricordo giornate in cui tutto andava storto: appuntamenti saltati, clienti persi, trattative fallite. Tornavo in ufficio con l’umore a terra, ma bastavano poche parole di un collega per rimettere le cose in prospettiva: “Succede a tutti, è solo un periodo.” Non erano frasi fatte: percepivo la sincerità, e questo mi aiutava a resistere.
Non eravamo semplici colleghi, ma una squadra che condivideva sogni e difficoltà. Senza quel gruppo, sarebbe stato impossibile resistere così a lungo.
I Dubbi e la Scelta
Nonostante il supporto dei colleghi, i dubbi sul mio futuro crescevano ogni giorno. Le porte in faccia, le trattative che sfumavano, e la mancanza di risultati concreti iniziavano a pesare troppo. Una trattativa, in particolare, durata mesi e naufragata all’improvviso, fu il colpo di grazia. Mi resi conto che non ero disposto a continuare a investire energia in un lavoro che, in quel momento, non mi stava dando ciò che cercavo.
Dopo nove mesi, decisi di voltare pagina. Accettai un lavoro come vicedirettore in un hotel, un ambiente completamente diverso, con uno stipendio fisso e una stabilità che sentivo di aver bisogno in quel momento.
Un Addio Sereno
Quando comunicai la mia decisione, lo feci con serenità. Ringraziai i miei colleghi per il supporto e il capo per l’opportunità. Ancora oggi, ripensando a quei mesi, porto con me una lezione importante: a volte, per crescere, bisogna avere il coraggio di cambiare strada.
Nonostante le difficoltà, quegli insegnamenti e quei rapporti umani rimangono uno dei ricordi più preziosi della mia esperienza come agente immobiliare.
Roberto Coccoli - Rea 572995
Un Contesto Ostile
Il 2011 è stato uno degli anni peggiori per il mercato immobiliare. La recessione mordeva forte: i prezzi delle case faticavano ad adeguarsi al ribasso, mentre gli acquirenti, stretti dalla difficoltà di ottenere credito, pretendevano sconti enormi. Molte trattative si chiudevano con ribassi anche del 30%, mentre chi non accettava compromessi restava fermo, e noi agenti non guadagnavamo nulla.
Nel frattempo, anche gli incentivi iniziali dell’agenzia erano terminati: niente più rimborsi per benzina o auto, né stipendio fisso. Lavoravo dieci ore al giorno, consumavo risorse e affrontavo giornate stressanti, ma a malapena coprivo i costi.
Proposte d’acquisto si bloccavano per pochi euro di differenza, gli incarichi erano scarsi e gli immobili che riuscivo a portare erano difficili da vendere. La situazione era pesante, e iniziavo a chiedermi sempre più spesso: “Vale davvero la pena continuare così?”
Il Valore dei Rapporti Umani
Nonostante tutto, c’era un elemento che rendeva quelle giornate più sopportabili: i miei colleghi. Ero fortunato ad aver trovato un ambiente di lavoro dove il rapporto umano contava davvero. Eravamo un gruppo giovane, affiatato e solidale.
A differenza di molti altri uffici dove regnavano invidia e competizione, nel nostro c’era sostegno reciproco. Quando qualcuno chiudeva una trattativa, non c’era spazio per l’invidia, ma solo sincera ammirazione e voglia di imparare. Nei momenti difficili, bastava una battuta durante la pausa pranzo o un consiglio per ritrovare un po’ di motivazione.
Ricordo giornate in cui tutto andava storto: appuntamenti saltati, clienti persi, trattative fallite. Tornavo in ufficio con l’umore a terra, ma bastavano poche parole di un collega per rimettere le cose in prospettiva: “Succede a tutti, è solo un periodo.” Non erano frasi fatte: percepivo la sincerità, e questo mi aiutava a resistere.
Non eravamo semplici colleghi, ma una squadra che condivideva sogni e difficoltà. Senza quel gruppo, sarebbe stato impossibile resistere così a lungo.
I Dubbi e la Scelta
Nonostante il supporto dei colleghi, i dubbi sul mio futuro crescevano ogni giorno. Le porte in faccia, le trattative che sfumavano, e la mancanza di risultati concreti iniziavano a pesare troppo. Una trattativa, in particolare, durata mesi e naufragata all’improvviso, fu il colpo di grazia. Mi resi conto che non ero disposto a continuare a investire energia in un lavoro che, in quel momento, non mi stava dando ciò che cercavo.
Dopo nove mesi, decisi di voltare pagina. Accettai un lavoro come vicedirettore in un hotel, un ambiente completamente diverso, con uno stipendio fisso e una stabilità che sentivo di aver bisogno in quel momento.
Un Addio Sereno
Quando comunicai la mia decisione, lo feci con serenità. Ringraziai i miei colleghi per il supporto e il capo per l’opportunità. Ancora oggi, ripensando a quei mesi, porto con me una lezione importante: a volte, per crescere, bisogna avere il coraggio di cambiare strada.
Nonostante le difficoltà, quegli insegnamenti e quei rapporti umani rimangono uno dei ricordi più preziosi della mia esperienza come agente immobiliare.
Roberto Coccoli - Rea 572995